Con una chiara definizione dei ruoli è già stato fatto un passo importante nel funzionamento della collaborazione del partenariato sociale. Nella formazione dei ruoli, dunque nella loro realizzazione quotidiana, è importante che entrambe le parti si orientino secondo certi principi e massime. Ecco i cinque principi fondamentali.
Le persone che ricoprono un ruolo devono trattare con rispetto e stima i partner che rappresentano gli interessi contrapposti. Un partenariato a pari livello richiede un dialogo privo di gerarchie. Decadono dunque sia la posizione gerarchica, sia la categoria professionale come anche lo stato che si ricopre.
Al di sopra di ogni cosa, ai partner sociali importa che l’azienda sia in grado di offrire prodotti o servizi di successo per il bene della clientela. Una buona immagine presso l’opinione pubblica e sul mercato del lavoro è nell’interesse di entrambe le parti. Al fine di risolvere in modo costruttivo le contrapposizioni di interesse, che ovviamente differenziano una prospettiva economica da quella sociale, serve il principio della parzialità. Ogni parte ha il dovere di mettere in primo piano i propri interessi. Il datore di lavoro deve argomentare soprattutto in modo economico, i lavoratori soprattutto in modo sociale. L’obiettivo naturalmente è di ottenere la redditività più alta possibile insieme alle migliori condizioni di lavoro e di prestazioni possibili. Alla fine si tratta dunque di raggiungere una cosiddetta situazione «win-win» dove ci sono solo vincitori.
La pace sociale è una conquista importante e rappresenta anche un fattore importante per il mantenimento del vantaggio della piazza economica. Stipulare un obbligo sociale di mantenere la pace tuttavia ha senso solo davanti a una vera cultura della partecipazione con una procedura ben definita di come risolvere i conflitti. La base giuridica prevede solo condizioni minime nell’ambito della partecipazione. Per questo all’interno dell’azienda vanno definiti i diritti di partecipazione e di co-decisione e per questo va fissata una procedura per le situazioni di conflitto.
In base alla legge sulla partecipazione il datore di lavoro e la rappresentanza del personale devono trattare le questioni interne secondo il principio della buona fede. Questo principio obbliga entrambe le parti a rispettare e a considerare gli interessi spesso contrapposti. Nessuna parte può privare l’altra di qualcosa che potrebbe dare, e nessuna parte deve chiedere all’altra cose che quest’ultima non può portare. Solo un atteggiamento leale rende possibile una collaborazione costruttiva.
In una comunità finalizzata come quella del partenariato sociale, la fiducia e la prevedibilità reciproca rappresentano delle condizioni indispensabili. In comunità del genere, la fiducia non necessita della reciproca simpatia. Se le condizioni generali sono favorevoli e le regole del gioco vengono rispettate, anche tra gli «avversari» nascerà la fiducia. E questa fiducia significa che ogni parte svolge il proprio compito certa che anche la controparte si attiene agli accordi; o comunque che almeno rimangano stabili i suoi interessi. Nel partenariato sociale è particolarmente importante dare fiducia già dall’inizio. Entrambe le parti devono collaborare con persone che non conoscono. In questo senso entrambe le parti corrono dei rischi e sperano che l’altra parte non abusi della fiducia data. Ma solo così si può sviluppare una collaborazione stabile. La fiducia reciproca non significa dover fraternizzare. Perché se uno fraternizzasse, mostrasse troppa simpatia o amicizia, perderebbe tra l’altro la credibilità nella sua stessa fazione. La fiducia si basa sulla credibilità, fidatezza e sull’autenticità. Molto importante: la fiducia non si limita ad una carta scritta, ma ha bisogno di una cura costante dei rapporti. Solo con il dialogo e mediante una vera collaborazione posso guadagnarmi la fiducia, ovvero mostrare alla controparte di meritare la fiducia concessami fin dall’inizio.